Betsy van der Meer@ 28 Novembre 2024
Cercavano acido per meglio decomporre i corpi degli imprenditori vicentini sequestrati Pietro Berto e Livio Bernardi .
AL SICURO NEMMENO PIU’ GLI AVVOCATI CHE HANNO DIFESO I MAFIOSI Oltre all’ordine di fare ritrovare “ suicidato ” il legale siciliano di Piddu Madonia che era al corrente delle morti da lupara bianca mediante l’uso di acido. Omicidio che puntualmente avvenne . E che fu pure ben documentata dalla cronache locali. In epoca più recente affinché in Procura di Firenze non si arrivasse al confronto con i basisti dei rapimenti di imprenditori in vacanza a a Porto Cervo, i fratelli Graviano colpevoli di voler dire la verità, al di la dell’impiego di prezzolati giornalisti utilizzati nelle vasta struttura criminale come fiancheggiatori funzionali, depistaggi diretti anche allo sfortunato giornalista Giletti , dopo l’avvelenamento di Imane Fadil la marocchina che rivelò al prof. Maurizio Tosi importati retroscena fu decisa la contaminazione anche dell’avvocato Ghedini, legale di Silvio Berlusconi . Niccolò Ghedini il cui cognome conduce all’attore massone Rossano Brazzi Ghedini . Noto per aver girato fra i tanti film, con Lattuada in Bechstein Giuseppe Becce in Anfiteatro Berico è il fratello dell’archeologa e insegnante al DAM di Padova, Francesca Ghedini che ha perse improvvisamente la memoria dell’aver fatto colà una ricognizione e accertamenti( già comunque noti attraverso svariate pubblicazioni) .Cioè nella vasta aera del Santuario dei Veneti antichi ( Anfiteatro Berico) poco dopo una altra visita non ufficiale della moglie del sindaco di Verona Flavio Tosi ( ripresa dalle telecamere di sorveglianza dopo il tentato omicidio a fucilate della abitante inglese del castello( Casa di Giulietta Vicenza) Emma Seymour, consorte di Franco Molosso von Rosenfranz. Lo studio legale Ghedini fu quello che si occupò dei confessori degli onorevoli Bisaglia e Rumor . Ai frati, in passeggiata fra i due Santuari Berici( Madonna di Monte Berico e Santuario dei veneti Antichi Porto degli Angeli ) furono fracassati i crani a martellate ed ancora oggi circola la minaccia riferita da penti e collaboratori di giustizia che in seguito al fallito attentato allo Stadio Olimpico di Roma potrà essere contaminata l’acqua benedetta del Santuario della Madonna di Monte Berico. Un duro colpo per i frati che gestiscono il Santuario della Madonna.Sempre i frati sono già vittime anche loro del pesante crack Banca Popolare di Vicenza-Banca Nuova Palermo. Il messaggio dei pentiti circa il Santuario Madonna di Monte Berico è una minaccia- sfida diretta ai politici portatori di segreti della Repubblica Italiana che a dire della manovalanza mafiosa continuano a trattenere in carcere al 416 bis uomini d’onore chi li hanno serviti con fede . A questa di aggiunge il malcontento di famiglie dei mafiosi al carcere troppo duro a cui per loro:” il calmarli col percepimento di un quid da gli espropri per il Ponte dello Stretto di Messina è un prezzo ridicolamente basso ” . iI progetto Ponte sullo stretto, tratta di opera che non sarò mai possibile realizzare ma che a loro dire , serve a malapena a pagare le spese processuali.
Anche questo era una dei contenuti delle bobine di intercettazioni disposte dal magistrato Giovanni Falcone a Vicenza -Arcugnano- Longare tra il “bar Luna” , il ristorante ” I Celibi” e presso una delle villette in uso al Madonia sita giusto dietro la Caserma dei Carabinieri di Arcugnano a- Longare . I seguito, soppresso da colleghi il comandante Bertradino Naldo che minacciava rivelazioni, la stazione dei CC fu fatta spostare a Brendola in modo da allontanare i pettegolezzi delle gente.
LE INTERCETTAZIONI FRA Il 1988 E IL 1994 . Si evince che servisse loro approcciare un imprenditore vicentino capace di procurare velocemente diverse taniche di acido solforico giacché i corpi degli imprenditori ostaggi in decomposizione. Caso dibattuto era stato quello di Palombini ( veniva stratto dal congelatore con i mano un quotidiano e il suo assassino Stefano Altomare Tummolo liberato ha preso in mano a Vicenza la distribuzione della droga i concorrenza con l‘assessore Matteo Quero ) cominciavano a esalare odori nauseabondi pertanto urgeva sciogliere nell’acido i corpi e buttare il liquido residuo giù dal vater.
Questo sotto invece è il resoconto strangolamento del bambino , figlio del collaboratore di Giustizia Di Matteo . Reso noto grazie a Antimafia 2000.
«Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, quasi ai piedi del letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io ho detto, si è messo faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Nel momento della aggressione che io ho buttato il bambino e Monticcio lo si stava già avviando per tenere le gambe, gli dice ‘mi dispiace’ rivolto al bambino ‘tuo papà ha fatto il cornuto’ (…) il bambino non ha capito niente, perché non se l’aspettava, non si aspettava niente e poi il bambino ormai non era… come voglio dire, non aveva la reazione di un bambino, sembrava molle… anche se non ci mancava mangiare, non ci mancava niente, ma sicuramente la mancanza di libertà, il bambino diciamo era molto molle, era tenero, sembrava fatto di burro… cioè questo, il bambino penso non ha capito niente. Sto morendo, penso non l’abbia neanche capito. Il bambino ha fatto solo uno sbalzo di reazione, uno solo e lento, ha fatto solo questo e non si è mosso più, solo gli occhi, cioè girava gli occhi. (…) io ho spogliato il bambino e il bambino era urinato e si era fatto anche addosso dalla paura di quello che abbia potuto capire o è un fatto naturale perché è gonfiato il bambino. Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio da polso e tutto, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io ho preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra. (…) io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì e del bambino c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perché io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba… e una parte… però era un attimo perché sono andato… uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era… cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire.» |
(Vincenzo Chiodo, udienza del 28 luglio 1998[1]) |